Month: Giugno 2020

by Aldo Anchisi Aldo Anchisi Nessun commento

Dialoghi Minimi sulla Finanza #2: la BCF, ovvero la Buona Consulenza Finanziaria

Molto ma molto più in alto della BCE, che come Banca Centrale regola i movimenti monetari dell’Europa (dis)Unita, risiede il concetto di BCF intesa come Buona Consulenza Finanziaria. La BCF è un obiettivo che sta molto in alto nella mia personale scala di valori, e sono più che certo che sia l’elemento che accomuna i miei (tanti, pochi) colleghi che credono davvero nella loro professione. BCF sono tre paroline magiche che racchiudono un modo di fare consulenza, e un modo di “fare finanza” che rispetti determinati principi di bontà: e intendo per buono non soltanto ciò che è etico, ma anche e soprattutto ciò che funziona.

Buono é ciò che porta allo scopo e lo fa nei tempi giusti, con modalità corrette e senza sacrificare l’etica propria e quella altrui.

Ora, nella conversazione della settimana scorsa ci eravamo lasciati con un primo punto fermo del percorso verso la Verità: denaro e finanza sono entrambi un mezzo e non un fine. Gli uomini hanno stravolto nel tempo questo assunto. Dapprima hanno inventato il denaro come mezzo di scambio, poi hanno portato quei rettangoli di carta e quei dischetti di metallo al centro del sistema, staccandoli gradualmente da quello che rappresentavano, cioè la realizzazione di sogni, progetti e desideri. Intorno al denaro sono stati costruiti strumenti finanziari sempre più complessi, che hanno progressivamente “autoalimentato” il mondo della Finanza, complicandolo, rendendolo sempre più artificiale, difficile da comprendere. I derivati, le opzioni, le scommesse sulle scommesse, la durata che diventa duration.

Nella pratica quotidiana della mia professione emerge invece sempre con maggior prepotenza una nuova esigenza: riportare i progetti al centro del discorso finanziario. Io la condivido con i clienti, e loro a volte restano spiazzati. Il loro approccio alla Finanza è timido e poco disinvolto, con aspettative da un lato eccessive dall’altro fuorvianti.

Ma la colpa non è delle persone, ma di nuovo di ciò che si comunica loro: se per anni e anni il messaggio che si lancia è uno, che accumulare monete e banconote è fondamentale e poi fa anche figo, e se per anni si dice che una cosa è estremamente complicata, ecco che per tutti il Denaro diventa un mito e la comprensione dei fenomeni finanziari sembra un mistero aperto a pochi eletti.

Fare il BCF (Buon Consulente Finanziario) è insieme qualcosa di meno e molto di più. Essere un consulente finanziario nella pienezza del termine significa aiutare il proprio cliente a pianificare finanziariamente la propria vita.

Capire insieme a lui quali sono i progetti che ritiene più importanti: comprare una casa, far studiare un figlio, cambiare l’auto, divertirsi, affrontare spese mediche oggi o garantirsi di poterlo fare in tarda età, eccetera. Ognuno di questi obiettivi ha un posizionamento nella scala di priorità del Cliente, e noi dobbiamo recuperare la capacità di far chiarezza insieme a chi, essendone il protagonista, spesso ha una visione troppo “centrale” e quindi meno chiara e oggettiva, per forza di cose emozionalmente troppo “sporca”. Fatto ciò, io e il mio cliente procediamo a pianificare il “come” arrivare a esaudire il suo desiderio, utilizzando gli strumenti finanziari a disposizione e armonizzandoli tra loro e con l’obiettivo, e quello con gli altri suoi obiettivi

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E’ una costruzione che va fatta con pazienza, umiltà, senso di partecipazione ed empatia. Ma anche con rigore matematico (anzi, direi aritmetico senza scomodare la cosiddetta matematica alta). E’ un approccio che richiede l’uso dell’Ascolto Attivo, attività tanto semplice quanto difficile da maneggiare che ci rende a volte confidenti a volte psicologi.

Sono discorsi, questi, che ritroveremo e via via approfondiremo. Ciò che importa oggi, è portarci a casa un secondo assunto di base della BCF: Riportare l’Uomo Al Centro Del Discorso. Come nello schema dell’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, dove l’uomo è al centro del cosmo e le sue caratteristiche e proporzioni sono le stesse del mondo che lo circonda. Dove l’uomo è oggetto di studio, partenza e arrivo insieme del percorso da fare. Se perdiamo di vista questo principio siamo perduti noi, e saremo nuovamente prede di una finanza avulsa dal contesto economico e dalle esigenze individuali. Ma come ci insegnano invece gli artisti sognatori – Chagall in primis con i suoi innamorati, i dormienti, quelli su una barchetta sotto un cielo giallo d’estate con due soli rossi, e quelli che volano sull’onda di un sogno notturno, quelli insomma che non hanno perso la loro essenza di bambini – dal di dentro partiamo, e dentro dobbiamo tornare. Quindi è nel nostro intimo, la chiave della felicità.

E sarà proprio da dentro di noi, che partiremo nel nostro prossimo dialogo.

by Aldo Anchisi Aldo Anchisi Nessun commento

Dialoghi Minimi sulla Finanza #1: che odore ha il denaro?

Riflessioni alla partenza di un progetto di comunicazione a cui il sottoscritto crede fermamente. Partiamo con due immagini e facciamoci una domanda. Cosa accomuna una danza macabra medievale, con un bagno ristoratore di Zio Paperone nelle monetine da 10 cents?

La prima immagine ci comunica che tanto, alla fine dei nostri percorsi, saremo prima o poi tutti danzatori insieme a Sorella Morte in un democratico girotondo: bambini, pellegrini, mercanti, nobili, plebei. Tutti uguali, davanti alla Grande Livella nonostante la quantità di denaro che avremo potuto accumulare durante una breve o lunghissima vita. Totò docet.

La seconda immagine ci racconta invece che accumulare ricchezze è importante e fonte di gioia, e che il possesso del denaro ci rende felici. Nuotarci addirittura dentro: l’ambizione di ognuno, ricco o povero che sia.

Ora, sono convinto che entrambi siano approcci limitati; perché ambedue ci fanno credere che il denaro abbia un valore di per se’ stesso, autonomo rispetto agli oggetti che con esso si possono comprare. Niente di più falso.

Il denaro non è “sterco del demonio” come si diceva intorno all’anno mille, e come confuta il filosofo Massimo Fini nel suo saggio omonimo del 1998. Il denaro è una creatura umana, nato cioè dall’uomo per facilitare gli scambi e passare dall’economia del baratto a qualcosa di più evoluto.

“Finanza” è un termine che proviene dal francese e significa “finire”. La finanza rappresenta cioè l’atto con cui si chiude un’operazione commerciale, o economica in senso lato. Quindi la finanza è il regolamento monetario di qualcos’altro, e siccome il pagamento si fa col denaro, Denaro e Finanza sono entrambi un mezzo, e non un fine.

Nelle mie riunioni con clienti e nei miei salotti finanziari racconto sempre a tutti proprio questo: che, nei millenni trascorsi dall’invenzione del denaro noi uomini ci siamo dimenticati del valore “vero” del denaro scambiandolo con la sua finalità: quella di essere il mezzo per misurare e poi regolare un acquisto, ovviamente di un bene o di un servizio.

Quindi pecunia non olet, ha ragione il detto. Ciò che lo fa puzzare è qualcos’altro, per esempio un eccessivo valore del denaro e della finanza che in qualche modo lo rappresenta, oppure un loro uso difforme da quello del libretto di istruzioni; il che, come noto, fa decadere sempre la garanzia.

La Finanza regola l’Economia, ma non E’ l’Economia. E’ l’economia, invece, che regola lo scambio di prodotti e quindi la realizzazione di progetti, sogni, ambizioni. La finanza agevola tutto ciò, ma non può mai sostituirvisi.

Dal credere che la finanza sia un fine discendono i peggiori mostri del nostro tempo: l’uso sempre più intenso e fuori luogo della leva finanziaria e di altri strumenti finanziari complessi come i derivati (ne parleremo su queste pagine, tranquilli). I mostri, le bolle speculative, le crisi borsistiche, i cigni neri (anche di tutto ciò, parleremo).

Un mondo che piano piano si è staccato dal Reale, dal piano in cui si pianificano i desideri e li si realizza; per elaborare un mondo di Numeri astratti dalla vita, di strumenti che si auto-alimentano, di considerazioni ragionamenti studi che sempre di più diventano astrazione.

Faccio il Consulente Finanziario, e il mio lavoro è aiutare le persone a ritrovare il mondo vero, quello della pianificazione, senza cadere nelle trappole del mondo finto, quello della Finanza con la maiuscola. Togliere la maiuscola alla finanza, ecco il mio personale progetto professionale, il mio modo di fare questo mestiere che secondo me potrebbe essere il più bello del mondo.

Si tratta di riuscire a semplificare ogni argomento senza perdere la bussola del buon senso,  rendendo facile – friendly, dicono gli anglofoni – l’approccio a uno strumento che, se vuole, può essere intrigante e a tratti addirittura divertente. Questa è la premessa di questa idea che ho voluto chiamare “Dialoghi Minimi sulla Finanza”. Non soltanto perché “punta al minimo” e non al massimo, a quello che chiamiamo da tempo – con un’accezione per fortuna positiva e non ghettizzante – Calcolo della Serva. Ma anche perché sono riflessioni che vogliono essere dialogo, dove non si perda mai di vista che c’è un interlocutore, che non diventino mai un gioco intellettuale e restino quello che sono, un’esigenza di vita.

Chè la Vita – questa sì, con la maiuscola – ci conduce attraverso sogni, desideri, obiettivi che necessitano di una  progettualità che non tutti abbiamo, che non tutti abbiamo il tempo di coltivare perché siamo occupati appunto a vivere e lavorare e amare a inventarci altre ansie; e di una progettazione che aiuti gli obiettivi a trovare una fonte di finanziamento.

Non nuoteremo, allora, nelle monetine di Zio Paperone, ma piuttosto nei mari, piscine e tinozze dei nostri sogni. Non ci presenteremo perciò alla danza macabra recando zavorre inutili, ma portando con noi un unico bagaglio: una vita trascorsa in modo pieno e sereno, e la serenità per i nostri cari. Mica male, come proponimento.

Fine della premessa, e via con la promessa. Dalla prossima, si comincia a chiacchierare seriamente.

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